Francia e Germania provano a pensare alla “nuova” Europa. E lo fanno con un rapporto di sessanta pagine, in cui i lavori sono stati coordinati da Olivier Costa e Daniela Schwarzer, che sarà presentato oggi al Common Affairs Council (GAC), il consesso dei ministri degli Affari Esteri europei. Through libera alla maggioranza qualificata (e non l’odierna unanimità, che resterebbe solo per le questioni costituzionali) nelle decisioni Ue e all’allargamento. Una mossa, leggono gli osservatori qualificati, che potrebbe superare l’deadlock di tante vicende. A cominciare dalla ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), a oggi bloccata dall’Italia.
“L’Unione Europea si trova advert affrontare una congiuntura critica segnata da cambiamenti geopolitici, crisi transnazionali e complessità interne”. Inizia così il paper franco-tedesco che sarà dibattuto oggi dai ministri degli Esteri dell’Unione. Per ragioni geopolitiche, si evidenzia, “l’allargamento dell’UE è in cima all’agenda politica, ma l’UE non è ancora pronta advert accogliere nuovi membri, né a livello istituzionale né a livello politico”. In questo contesto, “i governi francese e tedesco hanno convocato un “gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali dell’UE”. E così, il “Gruppo dei Dodici” ha presentato i risultati del suo lavoro. “Riconoscendo la complessità dell’allineamento delle visioni dei diversi Stati membri sull’UE, il rapporto raccomanda un processo flessibile di riforma e allargamento dell’UE”. Sottolinea “la necessità di un’azione immediata per migliorare la funzionalità dell’UE, proponendo un elenco di passi iniziali prima delle prossime elezioni europee”. Ancora: “Riforme più sostanziali – compresi i preparativi per le revisioni dei trattati – dovrebbero essere attuate durante la nuova legislatura (dal 2024 al 2029)”. Le raccomandazioni del rapporto mirano a raggiungere tre obiettivi. Ovvero, “aumentare la capacità di azione dell’UE, preparare l’allargamento dell’UE e rafforzare lo stato di diritto e la legittimità democratica dell’UE”.
Una delle più significative riguarda lo stato di diritto. Si consiglia di introdurre vincoli di bilancio precisi. Tre i punti. Primo, “rendere il meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto uno strumento per sanzionare le violazioni dello Stato di diritto e, più in generale, le violazioni sistematiche dei valori europei sanciti dall’articolo 2 del Trattato dell’Ue”. Secondo, “in assenza di accordo: estendere la portata della condizionalità di bilancio advert altri comportamenti dannosi per il bilancio dell’Ue”. Terzo, “introdurre una condizionalità, simile a NGEU (NextGenerationEU, ndr), per i fondi futuri”. In altre parole, si porterebbe advert avere meno lassismo sui conti pubblici da parte degli Stati membri. E si potrebbe arrivare all’utilizzo di fondi comuni in altre occasioni. Non proprio gli eurobond, termine mai menzionato nelle sessanta pagine del paper, bensì qualcosa di molto simile.
Ma sempre nell’ambito dello stato di diritto, ci sarebbe una svolta epocale. Ovvero l’addio alla unanimità nelle decisioni vincolanti, che sarebbe sostituita dalla maggioranza qualificata. L’attuale metodo, di contro, resterebbe richiesta per “le decisioni costituzionali, come la modifica dei trattati dell’Ue, l’accettazione di nuovi membri o l’adattamento delle istituzioni dell’Ue”. Guardando al medio-lungo periodo Francia e Germania, per riformare le istituzioni europee, propongono innanzitutto una procedura commonplace: “adottare le modifiche proposte secondo la procedura prevista dall’articolo 48, paragrafo 6, opzione predefinita per la modifica del trattato (convocazione di una Convenzione seguita da una Conferenza intergovernativa”. E questo sarebbe “il seguito logico della Conferenza sul futuro dell’Europa. Potrebbe rafforzare la legittimità della revisione del trattato, soprattutto se comprendesse i rappresentanti dei Paesi candidati”.
Berlino e Parigi, unite da una storica alleanza, puntano a riformare l’Europa basandosi sulle recenti crisi. Non solo la pandemia e la guerra, ma anche gli errori della World monetary disaster e della crisi europea dei debiti sovrani. Un percorso in salita, tuttavia, perché le nuove condizionalità sotto il profilo fiscale difficilmente potranno essere accettate da tutti gli Stati membri. Ma si tratta comunque di un passaggio che potrebbe portare a una soluzione di compromesso che, se sfruttata bene, potrebbe rafforzare l’Ue.